Abbiamo visitato uno dei luoghi più belli e significativi della città di Firenze, uno dei simboli del capoluogo toscano da tempi antichi: la Basilica di Santa Croce.
Come capita spesso quando si parla di Firenze, seppur consapevoli dello splendore che questa contiene ogni volta ne rimaniamo estasiati, perché la bellezza ci avvolge in ogni angolo.
Il 3 Maggio del 1294 Arnolfo di Cambio sulle fondamenta di una piccola cappella che commemorava San Francesco, pose la prima pietra per la futura Basilica di Santa Croce, uno dei capolavori del nostro gotico e secondo edificio religioso più grande della città dopo il Duomo.
La chiesa fu consacrata nel 1443 e si sviluppa per 115 metri in lunghezza e 38 in larghezza; ha un’impostazione a croce egizia con un interno a tre navate, un coro, un transetto e numerose cappelle. Rappresenta un vero e proprio trionfo di arte gotica con affreschi, polittici e vetrate di Cimabue, Giotto, Maso di Banco, Andrea Orcagna, Bronzino, Vasari; e poi sculture come “l’Annunciazione” di Donatello, il pulpito di Benedetto da Maiano e la “madonna del Latte” di Antonio Rossellino, collocata sulla tomba di Francesco Nori, sacrificatosi per salvare la vita a Lorenzo il Magnifico durante la congiura dei Pazzi.

Insomma, opere ad ogni passo che ci lasciano senza parole. Ma la Basilica di Santa Croce non è soltanto pura arte: la chiesa è celebre per la numerosissima presenza di monumenti funebri, tanto che si è guadagnata l’appellativo di Pantheon di Firenze; è stato il luogo di sepoltura di illustri cittadini di Firenze e stranieri, tanto che camminando possiamo contare sul pavimento ben 276 lastre tombali. Qui riposano, fra gli altri, Michelangelo (la cui tomba è stata realizzata dal Vasari nel 1570), Galileo Galilei nel monumento del Foggini del 1737 con le statue raffiguranti l’”Astronomia” e la “Geometria”, Vittorio Alfieri sovrastato dall’”Italia piangente” del Canova (1810), Niccolò Machiavelli in un’elegante tomba in stile neoclassico fiorentino e il monumento a Dante Alighieri (la cui tomba si trova a Ravenna) in cui si piangono l’Italia e la poesia.
Le tre navate della chiesa sono spartite da agili pilastri ottagoni che impostano le ampie arcate sestiacute e con doppia incorniciatura. La copertura, secondo la regola dei Francescani, è a capriate, per cui la visione dello spazio che viene restituita al visitatore è di un continuo rapporto tra la verticalità dei profili lineari con gli elementi orizzontali rappresentati dal soffitto stesso e dal sottostante ballatoio, che accentua l’andamento prospettico in direzione della luminosa abside maggiore con i suoi finestroni.
Il campanile e la facciata della basilica, che è rialzata dalla piazza da otto gradini, sono stati realizzati in epoca più recente, intorno alla metà del 1800, nello stesso periodo in cui venne collocato davanti al sagrato il celebre monumento a Dante Alighieri.
Due grandi artisti del passato hanno lasciato tracce significative in Firenze, non sicuramente per la quantità di opere realizzate ma per la loro rilevanza e influenza negli anni a seguire: Giotto e Cimabue. I due pittori furono maggiormente attivi fuori dall’ambito cittadino ma la personalità così forte e lo stile così innovativo permisero loro di lasciare un’impronta nei dipinti di molti artisti del trecento impegnati ad abbellire i più importanti edifici fiorentini.
All’interno della Basilica di Santa Croce, Giotto dipinse gli affreschi della Cappella Peruzzi e della Cappella Bardi, riportati alla luce nell’Ottocento dopo che erano stati coperti da un’imbiancatura durante il secolo precedente. Nella prima cappella, dove si narrano le “storie di San Giovanni Evangelista e San Giovanni Battista”, Giotto evidenzia le figure dei Santi collocando ai lati il gruppo di personaggi minori. Nella seconda, la vicenda di San Francesco si svolge con scene disposte in ordine cronologico fino a culminare nell’atto della morte: il corpo, disteso sul letto ormai privo di vita, è circondato dai frati che manifestano la devozione per il loro padre spirituale. Santa Croce, ed in particolare il Museo dell’Opera, conservano nella sala del refettorio trecentesco il “Crocifisso” di Cimabue, gravemente danneggiato durante l’alluvione del 1966, insieme ad altre opere di importanti artisti come Taddeo Gaddi e Andrea Orcagna.
Per visitare la Basilica di Santa Croce con tutto il sistema mussale e la serie di opere che contiene, sicuramente occorre prendersi un pò di tempo. Ogni angolo è storia, ogni passo è arte e memoria. La Basilica, le cappelle, i chiostri, il museo dell’opera. Il percorso di visita è un viaggio nella storia dell’arte.
Se un tempo Piazza Santa Croce era utilizzata per accogliere le folle in occasione di prediche o sacre rappresentazioni, oggigiorno questo luogo viene spesso utilizzato per eventi e occasioni pubbliche, come il Calcio storico fiorentino o rassegne di spettacoli e musica dal vivo, mentre dimore storiche e prestigiose fanno da cornice.