A circa dieci chilometri a sud di Montalcino sorge un edificio che in epoca lontana rappresentava il luogo religioso tra i più ricchi e potenti della Toscana: l’Abbazia di Sant’Antimo.
La struttura si trova nella valle del torrente Starcia, e la tradizione vuole che sia stata fondata da Carlo Magno all’epoca del Sacro romano Impero nel IX secolo. Purtroppo il ricco archivio dell’Abbazia è andato distrutto, quindi non sappiamo molto sulle sue vicende storiche, anche se la cappella che affianca il maestoso edificio romanico, nel suo semplice impianto a unica navata con abside e la piccola cripta sorretta da colonnette che sorreggono la copertura a crociera, sono senza dubbio di epoca altomedioevale.

La chiesa ed il campanile risalgono al XII secolo, ad opera dell’abate Azzo dei Porcari, che una lapide ci ricorda esserne stato il promotore.
Ma la vita del complesso monastico fu molto breve e la sua lenta decadenza iniziò quando ancora non era stato del tutto compiuto. Nel 1291, in pieno declino, l’Abbazia fu concessa all’ordine benedettino dei Guglielmiti e nel 1462 fu soppressa da Pio II ed incorporata nella diocesi di Montalcino.
La chiesa, è una delle più alte espressioni dell’architettura monastica del periodo romanico, che richiama modelli francesi e lombardi. L’interno è organizzato con una struttura a tre navate divise da alte colonne, sopra cui troviamo i matronei, aperti verso l’interno della chiesa da eleganti bifore. L’edificio termina con un abside semicircolare con deambulatorio, un caso praticamente unico in Italia.

Contrapposta alla cappella carolingia, appoggiata al fianco sinistro della chiesa, e con questa comunicante, si trova la torre campanaria, aperta da una successione di monofore e bifore ma che alla sommità dimostra di essere rimasta incompiuta. Così come la facciata, per la quale il progetto originario prevedeva una coppia di portali e che quello attuale, che pure doveva essere uno dei due, è una soluzione di ripiego. Sopra il varco d’ingresso si trova un architrave scolpito raffigurante una pianta di vite.
Di grande livello qualitativo sono gli ornamenti, soprattutto nei capitelli; uno dei quali, il Daniele nella fossa dei leoni, presenta anche il nome dell’artefice, cioè Maestro da Cabestany. Qui si ritrovano scolpiti in un piccolo spazio tutte le scene salienti della vicenda biblica narrate nel capitolo 6 del libro del profeta Daniele.
Una tappa all’Abbazia di Sant’Antimo è obbligatoria se vi trovate nei pressi di Montalcino. Potete trovare alcune idee per una visita guidata o un tour di degustazione nelle terre del vino a questa pagina. Ma da qui potete ripartire verso i vicini borghi di Castiglione d’Orcia, Bagno Vignoni o San Quirico d’Orcia, solo per citarne alcuni. Veri e propri tesori che raccontano la storia della nostra Toscana.